Non bisogna capire questo film, bisogna crederci.
Bisogna credere che i cattivi perdano, che gli innamorati non si debbano dividere, che gli amici ti possano proteggere e sostenere nelle imprese impossibili e che la sorte del mondo sia nelle mani dei più umili.
Bisogna credere che un bagno si possa riempire d’acqua come se fosse una piscina, bisogna credere ai miracoli, bisogna credere alle rivoluzioni, bisogna credere alle favole.
Cercare di capirlo significa entrare nei mille simboli presenti che lo rendono molto più ermetico di quanto possa sembrare, camuffato com’è di immagini che lo fanno assomigliare ad un cartone animato e, invece, è la Cabala.
Le uova, il sangue, le dita di una mano, la sveglia, il telefono, il corridoio, i gatti, il sale, le cicatrici, la gelatina verde, la danza, le torte, la notte, il canale, l’acqua.
Alla fine lo analizzi, ma mentre sei dentro nuoti e basta, sommerso dalle immagini e dalla straordinaria recitazione di Sally Hawkins, che, leggiadra, attraversa la trama come se fosse un sogno.
La forma dell’acqua è un viaggio attraverso il sentimento, è un’opera imperfetta nella quale tuffarsi per farsi portare via, verso il mare, è un film sulla libertà di essere e di amare chi vogliamo.
La forma dell’acqua è un film proprio sulla possibilità di trasformare e di trasformarsi, a patto che si permetta alle nostre cicatrici di venire curate (e guarite) da chi ci ama.
